Tari, stop per i rifiuti delle attività produttive

Si allargano le esenzioni Tari per le attività produttive, che si applicano in automatico anche ai magazzini e bloccano sia la quota fissa sia la quota variabile.

Lo stop alla Tari variabile, per le altre superfici, riguarda poi i rifiuti avviati «a qualunque processo di recupero».

I termini per comunicare l’addio al servizio pubblico vengono fissati al 31 maggio.

Sono le tre novità nella versione definitiva della circolare con cui il ministero della Transizione ecologica (ex ministero dell’Ambiente) detta le istruzioni per applicare le nuove regole nate con il recepimento della direttiva comunitaria sull’economia circolare.

Le nuove regole cancellano il potere dei Comuni di «assimilare» agli urbani i rifiuti speciali delle imprese, assoggettandoli quindi alla tariffa rifiuti.

L’esenzione si applica a tutti i magazzini, quelli «di materie prime, di merci e di prodotti finiti», oltre che alle «superfici dove avviene la lavorazione industriale».

Le altre aree delle imprese, dalle mense agli uffici, che producono rifiuti urbani continuano a pagare la Tari in formula piena. A patto che a smaltirli siano i servizi comunali.

Le imprese possono decidere di abbandonare il servizio pubblico, e in questo caso si vedono esonerare dalla quota variabile (qui la parte fissa rimane).

Per ottenere lo sconto, della durata di cinque anni rinnovabili, occorre comunicare la propria scelta al Comune, o al gestore del servizio nelle aree in cui si paga la tariffa corrispettiva, entro il 31 maggio.